COMUNICATO STAMPA
Gli ambienti acquatici e glaciali del Trentino sono i protagonisti dell’incontro “Montagne d’acqua” che si è svolto questo pomeriggio a Palazzo Roccabruna organizzato dalla Fondazione Edmund Mach nell’ambito del Trento Film Festival.
Le quattro biologhe Maria Cristina Bruno, Francesca Ciutti, Ulrike Obertegger, Monica Tolotti hanno riportato al pubblico la rilevanza delle rispettive tematiche di ricerca e monitoraggio che le vedono impegnate nelle attività di ricerca, di laboratorio e in campo. Argomenti che sono tutti ben riconducibili alla salvaguardia degli ambienti acquatici, una componente portante nel territorio trentino.
Introdotta dal direttore generale Mario Del Grosso Destreri che ha evidenziato il percorso di iniziative legate alle celebrazioni per i 150 anni, le attività di ricerca in ambito ambientale e le importanti connessioni tra agricoltura e ambiente, la tavola rotonda è stata moderata da Emanuele Eccel dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne FEM.
Monica Tolotti, ricercatrice dell’unità Idrobiologia del Centro Ricerca e Innovazione, ha posto l’attenzione sugli effetti del riscaldamento globale in montagna: la progressiva fusione dei ghiacciai alpini e, più recentemente, del ghiaccio contenuto nel permafrost montano. Nell’attuale contesto climatico della regione alpina, l’acqua contenuta sotto forma di ghiaccio nel permafrost è una risorsa idrica di crescente importanza sia per quel che riguarda aspetti di conservazione, sia per gli aspetti socio-economici. Tuttavia, i processi legati alla degradazione del permafrost influenzano la qualità dell’acqua di fusione, con importanti effetti sia sulla biodiversità acquatica in alta quota, sia sulle possibilità di utilizzo umano.
Un approfondimento specifico su Tovel, lago iconico per la montagna trentina, è stato quello di Ulrike Obertegger, ricercatrice dell’unità Idrobiologia del Centro Ricerca e Innovazione.
Il lago di Tovel è una sentinella per gli effetti del cambiamento climatico sui laghi di montagna del Trentino. Il lago viene studiato da oltre 30 anni, un requisito essenziale per indagare gli effetti del cambiamento climatico. Il lago ghiaccia sempre più tardi, un effetto evidente dell'aumento di temperatura, influenzando la presenza di ossigeno a profondità basse e l'emissione di anidride carbonica.
Ghiacciai, laghi, e naturalmente fiumi e torrenti: Maria Cristina Bruno, ricercatrice nell’unità di Idrobiologia del Centro Ricerca e Innovazione ha posto l’accento sugli impatti dovuti sia ai cambiamenti climatici, sia ai prelievi idrici dai corsi d’acqua.
I cambiamenti globali in atto alterano l’idrologia e la qualità delle acque di alta quota. Ad altitudini inferiori, l’uso multiplo delle risorse idriche, primariamente per produzione idroelettrica, altera i regimi naturali delle portate, delle temperature e dei sedimenti, con importanti ricadute per la componente biotica; l’artificializzazione degli argini e l’eliminazione della vegetazione riparia precludono i processi di rimozione dei nutrienti ed altre importanti funzioni ecosistemiche. Risulta chiara l’urgenza di adottare strategie di mitigazione degli impatti e di riqualificazione degli ecosistemi acquatici.
Ecosistemi che sono soggetti, in modo sempre più pressante, ad impatti dovuti all’immissione di organismi non autoctoni, spesso indicati con il termine di “alieni”.
Francesca Ciutti, ricercatrice dell’Unità acquacoltura e Idrobiologia del Centro di Trasferimento Tecnologico ha evidenziato come l’introduzione di specie aliene invasive rappresenti una delle principali minacce alla biodiversità. Negli ambienti acquatici trentini il fenomeno è particolarmente evidente in alcuni laghi, incluso il Lago di Garda. Nella lotta al fenomeno delle invasioni biologiche, la divulgazione e la sensibilizzazione sulla problematica e la prevenzione delle introduzioni, attraverso la comprensione delle modalità di trasporto volontario e involontario di specie aliene, rappresentano un passaggio fondamentale.